Tecnologia Rfid: come funzionano i lettori di radiofrequenze?
Esistono svariate applicazioni della tecnologia a radiofrequenza sia nel quotidiano che nelle attività industriali. Questa tecnologia Rfid, infatti, è disponibile da tantissimi anni nel settore della logistica (già presente negli anni ’90) e ha avuto quindi modo di diffondersi in vari ambienti, anche se ancora non è diventata una vera e propria “killer technology”.
La logica di funzionamento è piuttosto semplice: i sistemi Tag RF-ID che spesso vediamo sottoforma di etichette (possiamo fare l’analogia del codice a barre) sono composti da un’antenna e da un microchip in cui viene memorizzata un’informazione “non volatile”.
Quando un campo magnetico, generato dall’antenna del lettore, “attiva” il microchip tramite questa antenna, i codici che sono memorizzati all’interno vengono inviati, rendendosi quindi “leggibili”.
Il lettore è pure lui composto da un’antenna che può non solo ricevere, ma anche trasmettere un codice e scriverlo sul microchip.
Le frequenze utilizzate sono varie; quella che oggi ha i maggiori utilizzi è quella UHF utilizzando un range fra 860MHz e 960Mhz. I vantaggi di questa tecnologia Rfid è che può arrivare a riconoscere tag passivi (non dotati di batteria) fino a 8-10 metri di distanza.

Lettori e antenne possono essere sia varchi fissi che maneggevoli device dotati di antenna, di cui quest’ultimi sono altamente performanti in termini di distanza di lettura. Un vantaggio del terminale brandeggiabile consiste nella possibilità di riuscire a leggere rapidamente zone molto ampie, semplicemente spostandosi lungo corsie, e soprattutto di riuscire a raggiungere una efficienza di lettura superiore a quella di un varco fisso.