PA digitale – I vantaggi di un servizio in cloud
L’adozione da parte della Pubblica Amministrazione di soluzioni innovative basate sull’Information and Communication Technology (ICT) costituisce un passo fondamentale verso il processo di trasformazione in PA digitale. Tutte queste novità sono utili per la riorganizzazione dei servizi interni ed esterni atti a incrementare la produttività, condividere le informazioni e attivare quel volano positivo che parte dalla razionalizzazione dei processi interni e arriva all’efficiente erogazione dei servizi all’utenza esterna.
La PA digitale deve quindi adottare una logica di “fruizione” più che di acquisizione, necessaria sia per abbattere le componenti di spesa per gli investimenti e la gestione dell’esistente (quest’ultima nel settore pubblico si attesta circa alla metà del valore complessivo della spesa ICT), sia per focalizzare la professionalità e le risorse sul perseguimento degli obiettivi legati alla specifica missione della Pubblica Amministrazione.
In tale ambito le piattaforme cloud consentono a tutti gli attori (della PA e non) di godere di significativi vantaggi derivanti dall’adozione di servizi condivisi, stimolati anche da driver economici: riduzione delle spese di gestione dell’infrastruttura ICT e del parco applicativo esistente, ripensando i servizi in logica aperta.
La condivisione di servizi informatizzati, accessibili su piattaforme centralizzate e costantemente aggiornate, rappresenta l’evoluzione del concetto di “riuso” e, come dimostrano diverse esperienze in campo estero (note con il nome di “shared services”), possono essere messe al centro delle politiche di gestione della spesa informatica della PA.
PA digitale: i vantaggi offerti dal paradigma cloud
- Le PA centrali potranno completare il processo di razionalizzazione della capacità elaborativa e di messa in sicurezza delle banche dati strategiche a livello nazionale, con il rispetto delle caratteristiche di compliance e di gestione del dato, creando ambienti cloud privati o ibridi che sfruttano i data center propri e di Cloud Service Provider.
- Le regioni potranno costituire il punto di riferimento per il deployment e la replica a livello territoriale delle best practice verticali (per esempio scuola e sanità, smart cities, innovazione nei sistemi turistici), in modo da uscire dalla logica “a macchia di leopardo” che ha caratterizzato finora le iniziative digitali sul territorio.
- Le PA locali più piccole potranno superare l’ostacolo informatico all’aggregazione, grazie alla possibilità di attingere a servizi centralizzati. In questo modo, l’eterogeneità delle soluzioni e l’insufficienza degli ambienti elaborativi di supporto non saranno più un impedimento, potendo gestire con flessibilità la componente informatica in funzione della dinamica aggregativa e della gradualità con cui l’entità sovracomunale stessa intende mettere in comune i servizi.
- Tutti gli attori potranno facilmente interoperare e rispettare i dettami normativi imposti dal CAD e dall’Agenda Digitale (in termini di efficienza interna ed efficacia nell’erogazione dei servizi all’utenza) delegando al riferimento contrattuale il mantenimento dei livelli di servizio e della compliance, nonché attingendo a strumenti flessibili per mettere a disposizione i Big Data della PA a coloro i quali vorranno utilizzarli per creare servizi, business e crescita economica.
In questo scenario i Cloud Service Provider dovranno fornire tutte le garanzie infrastrutturali e contrattuali sia alle PA clienti che ai loro interlocutori (cittadini e imprese) e, nel caso di servizi basati principalmente sul contenuto, assicurare la dovuta cura nella qualità, il continuo aggiornamento e la facilità di fruizione, abbattendo così gli ostacoli legati alla mobilità.